Tomba Ildebranda

La tomba, scavata nel 1924 da Gino Rosi, deve il suo nome a Ildebrando da Sovana, vissuto nell’XI secolo e salito al soglio pontificio con il nome di Papa Gregorio VII.

Nel 1929 l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli dedicò al monumento uno studio monografico, realizzando anche la ricostruzione grafica dell’alzato, che corrisponde alle caratteristiche del tempio etrusco-italico di età ellenistica descritto da Vitruvio.

Il complesso funerario, che si articola su alto podio, è stato intagliato direttamente nella roccia tufacea su tre lati e presenta una facciata monumentale che domina l’intera valle ed è accessibile tramite due scalinate laterali.

Risalente al III-II sec. a.C., la Tomba Ildebranda è il più famoso monumento della necropoli sovanese e tra i più importanti dell’intera Etruria.

Il monumento è costruito senza aggiunta di parti esterne e proprio per questo, a causa della friabilità del tufo, molti dei suoi elementi architettonici originari sono andati perduti.

Solo grazie a frammenti decorativi recuperati durante gli scavi, si è potuto risalire ad una ricostruzione abbastanza realistica dell’opera.

Tutto il monumento era ricoperto da stucchi policromi secondo l’arte decorativa etrusca che amava i colori sgargianti. Purtroppo però, oggi di quest’opera rimane ben poco dell’ aspetto originale, anche se il suo fascino è ancora notevole.

La tomba presenta resti delle dodici colonne scanalate che delimitavano un Pronaos con soffitto a cassettoni. Le colonne sorreggevano un fregio a rilievo decorato da una serie di grifi affrontati retti per la coda da una figura femminile e alternati da rosette (com’è possibile desumere anche dai resti di una porzione di fregio). L’unica colonna restante, nel cui capitello si riconoscono figure antropomorfe, sorregge un residuo di soffitto a lacunari. All’interno, in basso, si notano i resti dell’intonaco dipinto.

Sotto il podio un profondo dromos (corridoio d’accesso) scavato nel tufo per circa dieci metri, consente l’accesso al sepolcro. Questo ingresso ne interseca un altro a destra che scende nel terreno per circa 10 metri e raggiunge una tomba risalente al IV sec. a.C. L’interno di quest’ultima camera sepolcrale è di stile greco, e il suo soffitto è decorato da cassettoni ben levigati di pregevole fattura.

La camera sepolcrale della tomba Ildebranda non presenta decorazioni di rilievo e nessun frammento del suo corredo poiché fu profanata in epoca antica. Dotata di un’unica banchina per le deposizioni, la camera si articola secondo una pianta a croce greca e sul soffitto presenta una falsa trave scolpita nel tufo.

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