II Settore della Necropoli di Sovana

A circa 200 metri dal primo settore della necropoli, procedendo in direzione di Sovana, a destra si incontra un sentiero che conduce ad un altra area del parco archeologico, quella di San Sebastiano – Sopraripa.

Alle spalle dell’ex chiesa di San Sebastiano, il sentiero si inerpica nel bosco e dopo alcune decine di metri si biforca: a destra si raggiunge la Via Cava di San Sebastiano; a sinistra si arriva alle tombe a semidado e falsodado e alla Tomba della Sirena.

Di origine medievale come denunciano le tracce di murature interne a conci di pietra a filaretto l’edificio ha avuto con ogni probabilità una ristrutturazione in epoca quattro-cinquecentesca quando probabilmente ha assunto l’attuale tipologia tipica degli edifici di culto della campagna grossetana, con piccolo portico antistante corredato di sedile in muratura che aveva la funzione di accogliere e di proteggere dalle intemperie i fedeli e i pellegrini di passaggio.

Nel XVII secolo l’edificio è stato oggetto di un ulteriore intervento con la costruzione di un nuovo altare a stucco ad opera del Vescovo Enea Spennazzi (1638-1644) come testimoniava la presenza del suo stemma (oggi scomparso) sopra la porta d’ingresso. Di questa chiesa abbiamo tuttavia notizia solo nella visita pastorale del 1778 effettuata dal vescovo Pio Santi che la trova in buono stato e dotata di un unico altare. Nella seconda metà del XIX sec., come si evince da un altra visita pastorale, la chiesa fu restaurata ad opera del parroco don Paolo Fabbri al quale si deve probabilmente l’apertura dell’arco a sesto acuto sulla facciata del portico.

Di sicura origine etrusca, come attestato da vari segni apotropaici (atti ad allontanare gli influssi maligni) che sono incisi sulla roccia di tufo, la Via Cava di San Sebastiano è particolarmente suggestiva.

Le sue alte pareti di roccia vulcanica che superano i venti metri di altezza ospitano numerose specie di felci, muschi e licheni.

Questo percorso viario conduceva nel cuore della necropoli snodandosi in un itinerario tortuoso che purtroppo oggi è in parte ostruito da frane.

Partendo da Sovana e risalendo la valle del Folonia e della Calesine, questa via scavata nella roccia di tufo conduceva verso le località di Tollena, Piancostanzi e Poggio San Pietro dove sono attestate numerose necropoli.

Datate attorno alla seconda metà del III sec.a.C. queste tombe a semidado e a falsodado sono ricavate direttamente nella parete tufacea. Sulla facciata una cornice a rilievo delimita lo spazio della falsa porta (l’ingresso al mondo ultraterreno) che reca al centro un’iscrizione etrusca che indica il proprietario. Ai lati del dado due rampe di scale molto ripide permettono di raggiungere la parte superiore dove è collocata l’ara porta cippi (un tipico elemento dell’architettura funeraria di Sovana). Tutte le tombe presentano un dromos che conduce alla camera sepolcrale. Oltre alle tombe monumentali, questo settore della necropoli ospita anche numerose tombe a camera più antiche.

Fa parte della necropoli una delle più famose tombe ad edicola, la cosiddetta Tomba della Sirena o, secondo l’antica denominazione, “La Fontana”. Al centro della facciata si apre una grossa nicchia arcuata, fiancheggiata da due personaggi in rilievo raffiguranti un demone maschile e uno femminile, che ospita un kline (letto conviviale) sul quale doveva trovarsi la statua che rappresentava il defunto. Sulla trabeazione, che presenta un fregio di patere e triglifi, si può ammirare uno splendido frontone decorato a rilievo con Scilla che avvolge nelle sue spire due eroti (amorini). La camera funeraria, posta fuori asse rispetto all’edicola, è molto piccola e probabilmente ospitava i resti di un solo defunto incinerato: Vel nulina (figlio di) Vel, come recita l’iscrizione incisa sulla facciata.

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