Museo di San Mamiliano

Nel cuore del borgo antico di Sovana, durante i lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle province di Siena e Grosseto per il recupero strutturale della chiesa di San Mamiliano e la trasformazione della stessa in contenitore museale, è stata effettuata nell’ultimo decennio un’indagine archeologica che ha rivelato un sito di grande interesse.

Nel 2004 durante le attività di scavo, oltre al ritrovamento di un impianto termale di epoca romana, la scoperta di uno straordinario tesoretto monetale tardo-antico costituito da 498 monete d’oro inquadrabili nel V sec. d.C., ha indotto le Soprintendenze di settore e l’Amministrazione comunale a modificare l’originario progetto espositivo che prevedeva la realizzazione del Museo etrusco. Si è infatti provveduto, alla musealizzazione della ex chiesa, lasciando in vista una parte importante dello scavo, e all’esposizione di reperti archeologici riferibili alla fase romana della città lasciando un ampio spazio espositivo al tesoretto monetale.

Il piccolo vaso contenente 498 monete d’oro (inquadrabili cronologicamente tra l’inizio del V sec. con il regno di Onorio e gli ultimi decenni del secolo – regno di Zenone) è stato rinvenuto alla profondità di oltre due metri rispetto all’attuale pavimento. L’occultamento dell’oggetto deve essere avvenuto nell’ultimo quarto del V secolo, in un periodo di gravi difficoltà per la regione a seguito delle invasioni. Il “tesoro ritrovato” è costituito da solidi aurei. Il Solido era una moneta d’oro introdotta in sostituzione dell’aureo con la riforma monetaria di Costantino I nel 324, rimanendo in uso in tutto l’Impero Bizantino fino al X secolo. Il solido aveva un valore di 1/72 di libbra romana (4,5 grammi circa); il peso e la percentuale di oro nel solido rimasero abbastanza costanti in tutto il tempo nel quale vennero coniati. Come frazioni del solido vennero emessi il semisse, con un valore di mezzo solido, ed il tremisse, che valeva la terza parte di un solido.

Caratteristica del solido era la legenda COMOB, abbreviazione del titolo Comes Sacrarum Largitionum (conte delle sacre elargizioni), autorità che controllava le finanze dell’impero a partire da Costantino, mentre OB (obryzum) era ad indicare la purezza dell’oro. I tipi di solido si mantennero abbastanza stabili: sul dritto era rappresentato il busto dell’imperatore, senza nessuna connotazione fisionomica, mentre al rovescio era riportata l’immagine della Vittoria con la croce e il globo crucigero, la personificazione di Costantinopoli, l’imperatore o gli imperatori stanti o in trono. Per quanto riguarda le zecche spiccano Roma e Ravenna seguite da Milano è inoltre presente con pochi esemplari una zecca gallica, quella di Arles nella Narbonense, poco documentata nella seconda metà del secolo al tempo di G. Nepote e Romolo Augusto.

Il ripostiglio di Sovana rappresenta un scoperta straordinaria sia per la quantità dei pezzi rinvenuti sia per il numero degli imperatori rappresentati.

La scoperta del tesoretto è importante dunque non solo per il valore numismatico del complesso, che si inserisce nella serie certamente non numerosa di ripostigli di monete d’oro del V secolo in Italia, ma anche perché costituisce finora l’unica testimonianza archeologica riferibile all’età tardo-antica, che possediamo per Sovana.

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